Incidenti a bassa velocità

 

 

Da "Low Speed Accidents correlating vehicle impact speed using collision damage analysis and expected injuries" di James O. Harris

Introduzione
Entro certi limiti l’analisi delle deformazioni riportate da un veicolo a seguito di un incidente stradale, può essere utile per determinare la velocità della collisione. L’analisi dei danni si basa sui dati dei crash test specifici per il veicolo considerato e può essere molto accurata se il veicolo incidentato impatta contro un oggetto fisso, come la spalla di un ponte, un palo od un albero, poiché in questi casi la maggior parte dell’energia d'urto è conservata nelle deformazioni.
Si dovrebbe considerare anche l’energia di rimbalzo del veicolo dall’oggetto fisso, le vibrazioni ed il calore generate dalla collisione, ma queste energie sono minori, dunque trascurabili.
In un incidente fra due veicoli, una considerevole parte di energia è conservata non solo nelle deformazioni delle strutture dei due veicoli, ma anche nei movimenti che i veicoli stessi compiono dopo l'impatto. In questo caso l'energia non è trascurabile, potendo anche eccedere l’energia conservata nelle deformazioni.
Dunque, in caso di scontro tra due veicoli, la velocità di collisione può risultare minore di quella reale, se viene calcolata soltanto in base all'entità delle deformazioni, e può essere anche significativamente minore.

Lo Scenario
Consideriamo il caso seguente: una Toyota Corolla si ferma per consentire l’attraversamento di un pedone quando viene colpita nella parte posteriore da una Chevrolet. Il peso dei veicoli è simile. Entrambi i conducenti dicono di avere fatto uso delle cinture di sicurezza.
Il disegno allegato al rapporto di Polizia mostra i due veicoli in contatto. L’Investigatore non rileva con misure né con fotografie la scena. Non ci sono tracce di frenata. Non è indicato il punto d’impatto, né quello in cui i due veicoli si sono fermati. Entrambi i veicoli sono stati rimossi prima dell’intervento della Polizia. Nel rapporto di Polizia i danni vengono stimati in meno di 500 Dollari per ogni veicolo.
Le fotografie della Corolla mostrano un danno limitato nella parte posteriore. Non ci sono fotografie della Chevrolet.
Il conducente della Corolla reclama di avere riportato lesioni. Egli è stato trasportato presso un Ospedale da un’autoambulanza, trattato e rilasciato lo stesso giorno.

La consulenza della difesa.
L’esperto della difesa dice: "Ho ispezionato le fotografie dei veicoli per stimare il danno alla Corolla. Attraverso queste informazioni, tenuto conto delle caratteristiche dei veicoli e delle leggi della fisica, ho calcolato che la Chevrolet procedeva ad una velocità dell’ordine di 17 Km/h nel momento in cui è entrata in contatto con la Corolla."
Il resto della relazione si basa su questi valori per calcolare la variazione di velocità
(
DV), le accelerazioni e le forze risentite dagli occupanti dei due veicoli come prodotte dalla collisione. Si stimano in dettaglio le forze applicate alle varie parti del corpo del conducente della Corolla e si conclude che quel livello di forze non può avere provocato le lamentate lesioni.

Analisi della consulenza della difesa.
L’esperto della difesa ha informazioni molto limitate e di fatto possiede soltanto le fotografie dei danni della Corolla. L’analisi dei danni per stimare la velocità d’impatto è un metodo possibile, ma solo in certe condizioni. L’analisi dei danni si basa sulla formula di "Conservazione dell’Energia". Questo principio della fisica dice che tutta l’energia della collisione è conservata. La formula di base è: Energia totale all’impatto = Energia totale dopo l’impatto + Energia conservata nelle deformazioni dei veicoli.
Il principio non dice che tutta l’Energia è conservata nelle deformazioni. L’Energia non conservata nelle deformazioni è trasferita nei movimenti post urto dei veicoli, o dissipata sottoforma di calore e vibrazioni. Quest’ultima non può essere quantificata.
Una modo ulteriore per descrivere la formula è il seguente: Energia del 1° veicolo all’impatto + Energia del 2° veicolo all’impatto = Energia del 1° veicolo dopo l’impatto + Energia del 2° veicolo dopo l’impatto + Energia conservata nelle deformazioni del 1° veicolo + Energia conservata nelle deformazioni del 2° veicolo.
Ogni movimento richiede energia, dunque l'energia conservata negli spostamenti post urto dei veicoli può essere considerevole. La formula più comunemente usata dai Tecnici Ricostruttori per risalire alla velocità sulla base dello spazio di frenata, è una formula che deriva dal principio di conservazione dell'energia.
La quantificazione dell’Energia necessaria a provocare le deformazioni è basata sui tests condotti con veicoli simili. I Crash tests sono ordinariamente eseguiti a velocità superiori a 48 Km/h ed i valori per le basse velocità sono estrapolati dai valori ottenuti in questi crash test. Ma alle basse velocità c’è il fattore "restituzione" che deve essere considerato. Alle alte velocità la restituzione può essere ignorata, siccome il valore è molto piccolo. Negli impatti a bassa velocità, in conseguenza dei quali non si producono danni significativi, questo valore non può essere ignorato.
Il numero di crash test veicolo contro veicolo a bassa velocità è molto limitato. C’è un largo numero di variabili che non sono completamente comprese. Nei crash tests eseguiti dal U.S. Government, si utilizzano barriere fisse che non si deformano. I risultati di questi crash test non sono utilizzabili nelle collisioni a bassa velocità.
E' stato osservato che si incorre in errore se si estrapolano i dati standard dei crash test per l’analisi dei danni provocati da collisioni a velocità limitate. I programmi per computer che utilizzano la formula di conservazione dell’Energia, che si basano sui dati dei crash test, avvisano l’utente che i risultati del programma possono non essere attendibili nelle collisioni a bassa velocità.
I tests eseguiti dai costruttori di autovetture, dai gruppi assicurativi (I.I.H.S, Insurance Institute for Highway Safety), e dall'Agenzia Governativa Statunitense per la sicurezza della circolazione (N.H.T.S.A., National Highway Traffic Safety Administration and Transport Canada), sono ordinariamente eseguiti alla velocità di 48 o 56 Km/h contro una barriera rigida. Lo scopo primario di questi tests è di valutare l’efficacia dei sistemi di protezione degli occupanti.
I crash tests eseguiti dal NHTSA sono basati sul Federal Motor Vehicle Safety Standard 208 (F.M.V.S.S. No. 208). Questo standard fornisce le massime misure di carico ammesse sulle regioni dei manichini, come ad esempio l'Hybrid III. Nel 1995, l'NHTSA ha iniziato una serie di test nell’ambito del New Car Assessment Program (N.C.A.P). I tests sono eseguiti a velocità più alta di quella stabilita dal F.M.V.S.S. 208, con un incremento di circa il 36% di energia.
Questi tests sono eseguiti con l’obiettivo di assicurare una migliore protezione agli occupanti. Ma essendo eseguiti a velocità comprese fra 48 e 56 Km/h, non producono dati utili a comprendere il comportamento dei veicoli nelle condizioni di collisione reale a bassa velocità, non essendoci diretta correlazione tra le performance di un veicolo che urta  alla velocità di 48 Km/h ed oltre, e le performance dello stesso veicolo coinvolto in una collisione a bassa velocità. Si pensi, ad esempio, alla rigidità della struttura: negli urti ad alta velocità la struttura maggiormente rigida costituisce un elemento di protezione per gli occupanti, mentre nelle collisioni a bassa velocità incrementa il rischio di lesioni.
La tradizionale metodologia di ricostruzione degli incidenti stradali, è concentrata sulle collisioni ad alta velocità, nelle quali di solito gli occupanti riportano serie lesioni ed i veicoli intensi danni. I software utilizzati dai Tecnici Ricostruttori, come il "CRASH 3" sviluppato dal NHTSA, non sono capaci di analizzare le forze di collisione alle basse velocità.
Sebbene dalle collisioni a bassa velocità raramente derivino immediatamente gravi lesioni, il numero di questi incidenti hanno un significativo impatto socioeconomico.
Il termine collisione a bassa velocità è specifico per velocità relative tra due oggetti nel momento del primo contatto.

Massa, Energia, Quantità di Moto ed Accelerazione
Le leggi di Newton

1. Ogni corpo tende a mantenere il suo stato di quiete o di moto;
Questa legge descrive l'inerzia. Stando seduti su un'autovettura sottoposta ad improvvisa frenata, ci si accorgerà della tendenza del corpo a continuare il movimento in avanti.

2. L'accelerazione di ogni corpo è direttamente proporzionale alla forza che agisce su di esso, mentre è inversamente proporzionale alla massa del corpo stesso.
Ci sono numerosi termini che devono essere definiti; inversamente proporzionale, direttamente proporzionale, ed accelerazione. L'accelerazione è la variazione di velocità nel tempo. L'accelerazione è positiva quando la velocità aumenta, negativa quando la velocità diminuisce. Ipotizziamo di avere un oggetto "A", che è direttamente proporzionale ad un oggetto "B". Ogni incremento in "B" risulta in un uguale incremento in "A". La prima parte della seconda Legge di Newton dice che "l'accelerazione di ogni corpo è direttamente proporzionale alla forza che agisce su di esso." Se la forza che agisce sul corpo è incrementata, l'accelerazione deve anch'essa aumentare, e se l'accelerazione aumenta significa che la forza è aumentata. Se i due oggetti sono inversamente proporzionali, per ogni riduzione in "A" deve risultare una uguale riduzione in "B".

3. Per ogni forza esercitata da una massa su un'altra massa, c'è un forza uguale ma opposta che agisce sulla prima massa ad opera della seconda massa.
Massa è la quantità di materia contenuta in un oggetto. E' differente dal peso. Il peso è la forza di attrazione che la terra esercita su un oggetto di una data massa. Una pietra pesante sulla terra 20 Kg, su un altro pianeta avrà un peso diverso, ma la massa è sempre la stessa. Per la terza legge di Newton, se una pietra di 20 Kg è posta sopra un tavolo, il tavolo risponderà con una forza verso l'alto uguale ed opposta al peso della pietra.

Energia e Quantità di Moto.
L’Energia cinetica è la capacità di un corpo di eseguire un Lavoro in virtù della sua velocità, ed è posseduta da ogni corpo in movimento. Il Lavoro meccanico è il prodotto della forza che agisce su una distanza. Se un oggetto possiede una certa quantità di Energia cinetica, un Lavoro può essere fatto con quella Energia. Muovere un veicolo fermo richiede Energia, e fermare un veicolo in movimento richiede Energia.
La Quantità di Moto è un concetto di fisica che non può essere confuso con l’Energia: data una certa forza, se quella forza agisce attraverso una distanza, si ha Energia; ma data la stessa forza che agisce in un certo periodo di tempo, si ha Quantità di Moto.

Conservazione della Quantità di Moto
Quando due oggetti collidono fra loro, la QdM guadagnata da uno è uguale alla QdM persa dall’altro. L’impulso della forza è calcolato moltiplicando la forza per il tempo in cui essa agisce. L’impulso non dipende soltanto dalla dimensione della forza, ma anche dalla lunghezza del tempo in cui agisce.
Nella collisione fra due veicoli, non è l’Energia della collisione ad agire sugli occupanti, ma l’impulso. L’Energia della collisione è conservata soprattutto nelle deformazioni; la QdM è conservata dal movimento dei veicoli attraverso l’impulso.
Quantificare l’Energia di collisione è complesso se non impossibile, a causa di variabili indeterminabili che sono proprie delle singole strutture dei veicoli. Nei casi migliori si ha un’incertezza del 20 - 30%.
I paraurti delle automobili sono progettati per proteggere il veicolo, senza riguardo all’accelerazione che ne può derivare al veicolo stesso ed ai passeggeri.
Per evitare danni alla carrozzeria, un paraurti deve essere capace di contenere l’Energia d’impatto entro certi valori. I paraurti immagazzinano le forze iniziali d’impatto attraverso un sistema a molle, a gas o idraulico. Dopo l’iniziale compressione, c’è un significativo rimbalzo, chiaramente visibile in ogni crash test, nei quali i veicoli testati dopo aver colpito la barriera arretrano e si fermano ad una certa distanza da essa.
Persino senza danni al veicolo una significativa QdM può essere trasferita. E’ la QdM non l’Energia che provoca lesioni. Se il veicolo colpito non si muove, gli occupanti non si muovono e le lesioni non sono possibili persino laddove i danni siano significativi. L’opposto è anche vero, ci può essere movimento del veicolo, e quindi movimento degli occupanti che può risultare in lesioni anche senza danni ai veicoli.
I crash test non replicano tutte le condizioni degli impatti reali fra veicoli. Nelle prove d'urto i veicoli impattano contro la barriera perfettamente allineati. La barriera è larga ed assorbe energia. Nelle collisioni reali veicolo contro veicolo, generalmente gli urti sono eccentrici, spesso coinvolgono piccole superfici; gli occupanti non sono seduti in posizione perfetta, come sono invece posizionati i manichini nei tests. Dunque non si possono comparare semplicemente i risultati dei crash test alle collisioni reali, ci sono molte variabili che non possono essere correlate fra le due collisioni.

Deformazioni meccaniche e predizione di lesioni
Non è possibile correlare i danni riportati da un'autovettura con le forze risentite dai suoi occupanti, se si basa la valutazione solo sui risultati dei crash test, che in questo campo sono limitati. Inoltre, i risultati di un crash test di un'autovettura contro una barriera rigida possono consentire di quantificare l'energia conservata nelle deformazioni, ma non quella conservata nei movimenti post urto dei veicoli, perciò non possono essere comparati con una collisione reale fra due autovetture entrambe in movimento.
L'energia conservata nei movimenti dei veicoli non è disponibile a provocare deformazioni alle loro strutture. L'esame di un'autovettura scontratasi contro un'altra autovettura in movimento, non rivelerà quindi le reali forze d'impatto.
Senza specifiche informazioni sull'intensità delle forze risentite dagli occupanti, non è possibile stabilire se essi possono o non possono avere riportato lesioni nella collisione. Informazioni ragionevolmente accurate relative alle traiettorie di pre collisione, alle posizioni all'urto, alle traiettorie di post collisione ed alla posizione in quiete di ogni veicolo, non sono normalmente disponibili negli incidenti con lesioni non gravi o mortali.
Un rapporto della Volvo a conclusione di un approfondito studio inerente alle lesioni del collo nei tamponamenti, presentato nel 1990 alla conferenza IRCOBI, dice: "...i risultati di questi studi indicano che in un impatto l'impulso ha maggiore influenza sulla severità delle lesioni del collo delle quantità di energia trasferita. E' ragionevole ritenere che durante la prima parte dell'accelerazione, un impatto rigido causerà grande movimento della regione cervicale/spinale prima che la testa colpisca il poggiatesta".

Figura 1: relazione fra un impatto rigido, o di breve durata, rispetto ad un impatto non rigido, o di lunga durata. Entrambi gli impatti sono della stessa dimensione ma l'impatto più rigido risulta superare la soglia di tolleranza umana alle lesioni.

I ricercatori della Volvo hanno seguito per un periodo di circa 10 anni i loro veicoli coinvolti nei tamponamenti e gli effetti derivati agli occupanti. Il rapporto a conclusione dello studio dice che il rischio di lesioni è pressoché costante nonostante il grado di deformazione dei veicoli. L'intensità delle deformazioni non è un parametro adatto per predire il rischio di lesioni.

Figura 2 - Rischio lesioni del collo comparato con la profondità delle deformazioni dei veicoli (Volvo Car Corporation Safety Report, 16th ESV Conference, Paper No. 98-S7-O-08).

I risultati di queste ricerche sono analoghi a quelli di altri studi, all'esito dei quali è stato osservato che gli occupanti dei veicoli hanno riportato lesioni al collo, persino a seguito di impatti a velocità molto bassa.